Mezalon en festa - anniversario proloco livo - 3 4 5 giugno 2005
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Il MEZZALONE

“Quel territorio, che giace fra le falde dell’Avert ed il Nosio, fra i torrenti Barnes e Pescara, è chiamato Mezzalone dagli indigeni, Maslon, Meslon dagli anauniensi. Esso comprende i villaggi di Scanna, di Varollo, di Livo e di Preghena”. Così don Luigi Conter inizia il suo libro “Fatti Storici di Livo”.

La storia

Nel territorio del Mezzalone non sono documentati reperti risalenti ad epoche pre romane. Ciò peraltro non esclude che vi siano stati degli stazionamenti di popolazioni. Al riguardo Pietro Micheli suppone che i Sindunni siano da individuarsi nella popolazione stanziata sul territorio di Livo o meglio del Mezzalone. Di diversa opinione è Francesco Negri il quale individua i Tuliassi come popolazione di Livo.
Della presenza di reperti di’epoca romana, testimonia per quanto concerne il castello di Altaguarda il rinvenimento di molte monete che vanno da Tiberio a Valentiniani. Franco A. Lancetti, inoltre, asserisce la presenza di torri romane a Livo e Zoccolo. Fa, anche, riferimento ad una torre romana sulla quale intorno al X secolo s’impianto un edificio religioso (attuale Chiesa Parrocchiale). Fra l’altro il controllo del territorio del Mezzalone permetteva un facile controllo delle vie di comunicazione tra i territori lombardi e i territori tedeschi e questo lascia presumere lo stanziamento in loco di soldati romani.
Tale motivo giustifica anche la presenza sul territori di un consorzio di famiglie detto i “da Livo”, dal quale si diramano i da Mezzo, i di castel Zoccolo, i da Altaguarda, i da Cis e probabilmente il ramo della Corte di Rumo e quello di Cassana. Verso il dodicesimo secolo la famiglia dei Livo era fra le più importanti famiglie dell’allora Principato Vescovile: la famiglia o clan dei Livo.
Le prime notizie storiche risalgono al dodicesimo secolo con la presenza della nobile famiglia dei Livo di probabile origine longobarda o germanica. Una famiglia i cui componenti sono spesso citati assieme agli altri nobili ministeriali nei documenti dell’epoca. Adalpreto di Livo è nominato in quasi tutti i documenti importanti del Principato Vescovile fra il 1155 e 1170, sempre al fianco dei vasalli più potenti al seguito del principe vescovo. Il 22 giugno 1183 Arnoldo, Rodegherio e Anselmo figli di Adalberto di Livo vengono investiti dal P.V Salomone di due casolari a Castel Corona di Mezzo e da questi fratelli derivò la famiglia dei Metz. Rodegherio nel 1190 forma una compagnia militare per il Principe Vescovo Corrado II. Questa famiglia decadde nel corso del XV secolo. Da una linea collaterale dei Livo derivò, probabilmente, la famiglia dei Zoccolo, con il loro castello, ora ridotto quasi in rovina. Questa famiglia si divise in due rami: uno a Livo e l’altro a Termeno. Decaduti i Livo i Thun acquistarono al giurisdizione dai nobili Altaguarda nel 1407.
La vita di paese scorreva tra piccole liti tra paesi con pochi eventi di rilievo. Il Mezzalone venne coinvolto marginalmente durante la “ Guerra rustica” (1525) rimanendo per lo più fedele al Principe Vescovo. Vide un processo delle streghe (1612) nella casa della Confraternita di San Sebastiano e Fabiano.
Nella guerra contro Napoleone e i Bavaresi invece operò, nelle file di Andreas Hoffer, una compagnia di Livo guidata dal Matteo Alessandro de Stanchina (1796-1797). Vide passare i francesi, accamparsi gli austriaci e poi gli Italiani nel 1918. Alla fine della seconda guerra mondiale per alcuni giorni si accamparono tedeschi

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L’amministrazione

Livo fu sede di una gastaldia alle quali erano soggette anche le comunità di Revò, Romallo e Cagnò con propria scaria.
Sino alla caduta del principato la comunità venne governata dalla propria regola. In realtà per gli affari che coinvolgevano tutta la comunità si riuniva la Regola del Mezzalone ( composta da tutti i capi famiglia) mentre per gli affari che interessavano ogni singolo paese si riunivano le singole regole, ovvero quella di Preghena, di Livo e di Varollo, Cassino e Scanna. Nel 1319 si ricorda la regola delle Comunità di Scanna, Varollo e Cassino nella quale vennerò stabilite le regole per la vendemmia.
Con la caduta del Principato vescovile il Mezzalone venne inserto nell’Imperial Reggio Giudizio di Malè come comune di Preghena, comprendente Preghena, Maso d’Arzio, Livo, Varollo, Scanna, Cis, Bresimo, Maso Stanchina, Baselga, Castello Altaguarda e con complessivi 1939 abitanti.
Nel 1817, con la restaurazione il Mezzalone venne assegnato al distretto di Cles e diviso in due comuni, quello di Preghena e quello di Livo con le frazioni di Livo, Varollo e Scanna. Nel 1928 al comune di Livo vennero aggregati Bresimo, Cis e Preghena. Nel 1948 vennero ricostituiti i comuni di Bresimo e Cis e quindi si ebbe l’attuale configurazione del comune con le frazioni di Scanna, Varollo, Livo e Preghena.
Dal punto di vista ecclesiastico fu sede di una antica Pieve che comprendeva “ab immemorabili” le comunità di Bresimo (staccatasi nel 1793) con Baselga (la quale dal 1550 ebbe un proprio curato e fonte battesimale), di Preghena (che ebbe nel 1649 fonte battesimale), di Livo con Scanna Varollo e Cassino, di Cis (ebbe il fonte battesimale Cis fra il 1538 e 1579), con Bozzana, Bordiana, Tozzaga, Cassana e Solasna.

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Le famiglie

Oltre alla famiglia dei Livo, vi furono altre nobile famiglie. Tra queste la più importante è la famiglia Aliprandini, discendente dai Malosco e diramatasi in tutte e quattro le frazioni. Il figlio più illustre di questa famiglia fu il vescovo Biagio (1501 – Bressanone 1570). Altri esponenti di rilievo furono Riccardo soldato in Spagna e Portogallo e capitano delle Valli di Non e Sole nel 1633, Giovan Romedio, medico personale del Principi vescovi di Salisburgo Paride de Lodron e Jakob Ernst conte di Liechtenstein. La famiglia Aliprandini di Preghena invece vantava numerosi medici chirurghi tra i suoi componenti, i quali operavano in chirurgia anche in Preghena.
Altri nobili rurali furono gli Andreis, i Filippi i Guelmi, i Guarienti, gli Alessandri, i Betta, i Sparapani .

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I Monumenti e l’arte.

Il Mezzalone conserva ancora oggi nelle quattro chiese notevoli esempi d’arte.
La cinquecentesca chiesa pievana di Varollo con la sua cappella esterna affrescata. All’interno si possono ammirare i meravigliosi altari lignei, opera d’artisti locali. Anche le chiese di San Martino e di San Antonio presentano splendide opere lignee. La chiesa di San Antonio si caratterizza per i suoi affreschi interni e i bassorilievi dei contrafforti.
Infine la settecentesca chiesa di Scanna che appare, per chi sale dalla strada, suggestiva con il suo portale di pietra rossa.
Accanto a questi esempi di arte “maggiore” se ne trovano altri minori. Passeggiando per i paesi si può imbattersi in tipici scorci e ammirare esempi delle tipiche costruzioni rurali in pietra e legno. Ci si può imbattere in costruzioni semplici arricchite da qualche particolare: una bifora, un portone ligneo scolpito, un affresco. Tipiche sono quelle costruzioni con i “ponti” in pietra e legno che consento l’acceso ai piani superiori le case con il forno all’esterno.

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L’economia

L’economia è sempre stata di tipo rurale: gli antichi documenti e la “Carta della Regola”ci testimoniano la presenza della vite, la coltivazione dei cereali, la coltivazione arborea (scarsa) e l’allevamento del bestiame. Una fragile economia di sussistenza che con poco poteva essere sconvolta e costringeva all’alienazione dei pochi beni, come testimoniato in molti documenti.
Tale fu l’economia che per secoli mantenne la popolazione, la quale praticava anche l’emigrazione stagionale. Verso la fine del XIX sec e l’inizio del XX sec. ad opera del parroco don Giacomo Marini e di don Quinto Concini, appoggiati da parte dei capofamiglia, vi fu l’introduzione della cooperazione con la fondazione della Cassa Rurale (anno 1898), della Famiglia Cooperativa (1901 a Preghena e 1902 Varollo), dei caseifici di Scanna, Varollo, Livo e Preghena e nel secondo dopoguerra i consorzi agricoli frutticoltori. L’introduzione della coltivazione intensiva del melo ha consentito un notevole sviluppo economico della comunità. Accanto alla coltivazione agricola si sono negli ultimi decenni si sono consolidate numerose attività artigianali.

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Per saperne di più:

Conter L. “Fatti storici di Livo narrati ai suoi compatrioti” Tipografia Clesiana 1913; ristampa Stampalith 1983 e 2005;
Lancetti F. A. “Livo Storia - vita –arte” ArtiGraficheCadrobbi 1997;
Lancetti F. A. “Bresimo Cis Livo Rumo – Guida artistica” Publiprint 1992
Lancetti F. A. “Giri d’Arte – itinerari turistici tra sacro e storia” Consorzio Pro Loco “Le Maddalene – Val di Non” 2004;

Ausserer C. “ Der Adel Nonsbergs” ristampa in italiano – Mondatori Cles 1989;
Bertagnolli G . “ Il primo processo delle streghe in val di Non” La Grafica anastatica 1983;
Bettotti D. “La nobiltà trentina nel medioevo ( metà XII e metà XV secolo) Bologna 2002 Il Mulino;
Curzel E. “ Le pievi trentine” Bologna EDB 1999;
Depeder G.B. ”Finestra aperta su Bresimo” TN 1915 ristampa 1995 a cura della Pro Loco di Bresimo;
Inama V. “Storia della Valle di Non e Sole” Monauni 1905;
Leonardi Enzo “ ANAUNIA” – Storia della Valle di Non” Temi 1985;
Maffei G. A. “Periodi storici e topografici della Valle di Non” Rovereto 1805;
Mosca A. “ La val di Sole in un “censimento” del 1817” in “La Val” – Agosto – dicembre 2003;
Tabarelli de Fatis G. e Borelli L. “ Stemmi e notizie di famiglie trentine” Studi Trentini di scienze storiche 2005;
Pattini A. “ La guerra di Liberazione del popolo delle valli di Non e Sole contro Napoleone nel 1796 – 1797” Temi 1997;
Weber S. “ Le chiese della val di sole nella storia e nell’arte” vol. 1 TN 1936;
Weber S. “ I vescovi suffraganei della chiesa di Trento” TN 1932.

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Con la collaborazione di
comune di Livo (Trento)
Strada della mela e dei sapori
Trentino